Biomonitoraggio nei luoghi di lavoro: scopri la nuova guida EU-OSHA 2025
Una panoramica chiara e pratica sulla nuova guida EU-OSHA 2025 per il biomonitoraggio, lo strumento chiave per valutare l’assorbimento reale di sostanze chimiche da parte dei lavoratori.
5/24/20252 min read
Biomonitoraggio nei luoghi di lavoro: scopri la nuova guida EU-OSHA 2025
Nel settore della sicurezza sul lavoro, valutare quanto i lavoratori siano esposti a sostanze chimiche è fondamentale. Ma per sapere davvero quanto queste sostanze incidano sulla salute dei lavoratori, non basta misurare solo l'aria: occorre capire cosa viene effettivamente assorbito dal corpo. È qui che entra in gioco il biomonitoraggio, un metodo sempre più apprezzato e oggi rilanciato dalla nuova guida EU-OSHA del 2025, intitolata "Biological Monitoring at Work: Guidance for OSH Experts and Workplaces".
Che cos'è il biomonitoraggio e quando utilizzarlo
Il biomonitoraggio è una tecnica che analizza campioni biologici come urina, sangue o aria espirata per rilevare la presenza di sostanze chimiche assorbite dai lavoratori. A differenza della tradizionale misurazione dell'aria, questo metodo consente di valutare con precisione quanto la persona ha effettivamente assorbito, inclusi casi di esposizione cutanea o ingestione accidentale.
Quando è più utile il biomonitoraggio?
Quando i lavoratori possono essere esposti a sostanze chimiche non solo per inalazione ma anche tramite contatto cutaneo o ingestione.
Se i cicli produttivi prevedono picchi di esposizione difficilmente misurabili con metodi standard.
Per verificare concretamente l'efficacia di DPI e sistemi di protezione ambientale.
Le novità della guida EU-OSHA 2025
La guida nasce con il patrocinio della Commissione Europea per fornire indicazioni pratiche a imprese, RSPP, medici competenti e consulenti. Questi i punti fondamentali:
1. Normativa di riferimento
La normativa europea (direttive 98/24/CE e 2004/37/CE) prevede esplicitamente il biomonitoraggio quando:
esistono valori limite biologici (BLV) obbligatori;
si utilizzano sostanze pericolose come cancerogeni, mutageni o reprotossici.
2. Tutela della privacy e consenso informato
La guida enfatizza molto il rispetto dei diritti dei lavoratori:
è obbligatorio ottenere il consenso informato;
i lavoratori hanno il diritto di conoscere o meno i risultati dei test;
l'azienda deve garantire gratuitamente il biomonitoraggio, rispettando pienamente il GDPR.
3. Come avviare un programma di biomonitoraggio
I passaggi consigliati dalla guida includono:
effettuare un'accurata analisi del rischio;
coinvolgere direttamente il medico competente e i lavoratori stessi;
scegliere i biomarcatori più adatti e il tipo di campione (sangue, urine, ecc.);
organizzare al meglio la raccolta e la conservazione dei campioni;
affidarsi a laboratori certificati ISO/IEC 17025.
4. Gestire e interpretare i risultati
Se i risultati superano i limiti stabiliti (BLV), bisogna intervenire tempestivamente:
aggiornando il Documento di Valutazione dei Rischi (DVR);
verificando e migliorando DPI e misure preventive;
valutando l'eventuale allontanamento temporaneo dei lavoratori più esposti.
5. Conservazione dei dati
I dati raccolti vanno conservati a lungo termine, soprattutto per esposizioni a sostanze cancerogene o mutagene (fino a 40 anni), garantendo il diritto di accesso ai lavoratori e alle autorità competenti.
Benefici per le aziende
Un programma di biomonitoraggio efficace offre vantaggi concreti alle imprese:
dimostra concretamente l’impegno aziendale per la sicurezza;
consente interventi mirati per ridurre l’esposizione dei lavoratori;
diminuisce i rischi legali e sanitari legati alla sicurezza sul lavoro;
rafforza una cultura aziendale basata sulla prevenzione.
In conclusione
La guida EU-OSHA rappresenta un’opportunità concreta per migliorare la sicurezza sul lavoro, andando oltre gli obblighi normativi per tutelare realmente la salute dei lavoratori.
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